Percorsi tematici

Alla scoperta della ceramica di Montelupo Fiorentino attraverso rotte diverse

Il viaggio alla scoperta della straordinaria storia ceramica di Montelupo segue rotte con diversi punti di partenza e diverse destinazioni, attraverso percorsi tematici che incrociano altre storie: di economia, di costume, di scienza, di uomini.

Un viaggio nel tempo e nello spazio

Il patrimonio del Museo della Ceramica di Montelupo è costituito nella quasi totalità da oggetti frutto di scavi effettuati a Montelupo che hanno portato alla luce oggetti scartati e accumulati nelle vicinanze delle fornaci; solo una piccola parte dei materiali esposti sono donazione di collezioni private e un unico pezzo, il celebre Rosso, è stato acquisito dal Museo.

Il percorso espositivo è dunque in prevalenza costituito da materiali recuperati: questa particolarità viene ben evidenziata nel percorso espositivo e rende unica la visita al Museo.

Gli oggetti esposti al Museo hanno attraversato il tempo e lo spazio per giungere a noi. Proprio perché oggetti “scartati”, lo spazio percorso è relativamente breve, ma il tempo del viaggio si misura in secoli, passati nel sottosuolo di questo paese da cui sono riemersi solo pochi anni fa.
I manufatti “gemelli” di questi scarti, creati nelle stesse botteghe, hanno intrapreso viaggi che li hanno portati sulle tavole delle ricche famiglie fiorentine, nelle mense di conventi e ospedali, sulle rotte del Mediterraneo, sulla coste atlantiche d’Europa e sulle rotte transoceaniche assieme ai primi colonizzatori. Durante il viaggio, si sono trasformati e arricchiti di storie, che noi abbiamo il compito di narrare.

La tavola

Destinazione più comune delle maioliche montelupine, la tavola rappresenta il punto di partenza naturale per mostrare il cambiamento dei costumi che scandisce l’evoluzione degli oggetti di uso comune, dal Medioevo all’Età Moderna.

Si possono ammirare saliere, bicchieri, tazzine, ampolle, bottiglie e versatoi di forme inusuali, così come le fruttiere (oggetti di rilievo sulla tavola rinascimentale), ma anche piatti, boccali e scodelle, che cambiano attraverso le epoche.

Il Pozzo dei Lavatoi e gli scavi urbani

Tutto ha avuto inizio dal Pozzo dei Lavatoi, il primo deposito archeologico indagato in modo sistematico che, restituendo un gran numero di maioliche, ha dato inizio alla storia del Museo. 

Le ricerche si sono poi allargate all’area urbana, in cui sono stati ritrovati e indagati altri scarichi di fornace. L’esposizione racconta la storia restituita da ogni deposito indagato e l’insieme di queste storie permette di comprendere appieno l’evoluzione delle vicende produttive del territorio.

La bottega

Le maioliche esposte nel Museo rappresentano ciò che per i vasai di Montelupo era un incidente: si tratta infatti di scarti di lavorazione che, non potendo essere venduti, venivano gettati negli scarichi.

Da qui nasce lo spunto per illustrare nell’esposizione quale fosse l’organizzazione di una bottega, quali fossero le “figure professionali” che le davano vita e quali potessero essere gli incidenti di percorso che portavano le maioliche alla discarica.

I maestri, i capolavori, il collezionismo

Le fornaci di Montelupo hanno prodotto grandi capolavori. Su tutti, l’acquamanile noto come Rosso di Montelupo, prodotto nella bottega di Pietro Sartori nel 1509.

La presenza di capolavori fa comprendere il motivo del collezionismo delle maioliche montelupine nei secoli e fornisce uno spunto per comprendere meglio la figura del collezionista e i suoi contributi alla conoscenza della storia della maiolica.

L’esportazione

Montelupo rappresenta uno dei centri di fabbrica più importanti del Mediterraneo; i prodotti di questo piccolo borgo si trovano sparsi lungo le rotte commerciali, che dalle coste del Mediterraneo, passando per le “Colonne d’Ercole”, arrivano sui mercati dell’Europa del Nord, in Inghilterra e nei Paesi Bassi.

Le maioliche montelupine raggiungono anche le coste americane, viaggiando sulle rotte oceaniche assieme ai primi colonizzatori del Nuovo Mondo.

Le committenze

Gli stemmi, gli emblemi e le immagini simboliche che frequentemente si incontrano sulle ceramiche di Montelupo costituiscono una preziosa fonte d’informazione per risalire ai loro committenti.

Si tratta degli esponenti dei ceti nobiliari di Firenze, a partire dalla famiglia che dominava le sorti della città: i Medici. Non mancano poi gli stemmi dei più importanti conventi fiorentini, congregazioni religiose e istituzioni civili, come l’ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze e quello pisano di Santa Chiara.

La farmacia

Le ceramiche da farmacia sono riconoscibili per le forme particolari, destinate a contenere medicamenti che possono essere polveri e liquidi (più o meno viscosi), o assumere la consistenza di grassi.

Le botteghe montelupine hanno fornito maioliche a molte spezierie fiorentine e toscane in genere; fra le più importanti, quelle di Santa Maria Novella e di San Marco a Firenze, mentre fuori dai confini della città quella di Santa Fina a San Gimignano e quella dell’ospedale Serristori di Figline.

Gli animali e i fiori

La rappresentazione di animali e fiori richiama un linguaggio simbolico complesso e misterioso, ispirato ai testi biblici e dei Padri della Chiesa, ma anche alla tradizione classica e alle credenze popolari.

Segni ed elementi della natura servono per parlare delle cose celesti: ciò che viene raffigurato ha un significato più profondo, a volte duplice e contraddittorio. L’esposizione rappresenta un buon punto di partenza per riscoprire questo mondo di simboli e significati nascosti.